Il grano Bidi o margherito
Bidì, chiamato così nella parte occidentale della Sicilia, nome derivante dalla scritta riportata sui sacchi di grano provenienti dalla tunisia BD ovvero grano duro in francese “Blè Dur”, o Margherito chiamato nella parte orientale della Sicilia per la località dove veniva coltivato la valle del Margherito nel Catanese. è un grano che produce il 50 per cento in meno rispetto alle varietà moderne – 20 quintali per ettaro invece di 40 o 50 – con un bassissimo indice di glutine e per questo digeribile.
Eccellente per l’attitudine alla pastificazione e per dare un pane ben lievitato.
Cece sultano
Storia: il cece è una delle leguminose da granella più antiche e largamente utilizzate nel Medio ed
Estremo Oriente. Ritrovamenti archeologici, ad Hacilar in Turchia, di campioni di seme
probabilmente ascrivibili a forme selvatiche di Cicer sono stati fatti risalire ad oltre 5000
anni a.C.. Prove di coltivazione risalenti all’età del Bronzo sono state ritrovate in Iraq nei millenni successivi. Il cece è coltivato in tutti i paesi del Mediterraneo.
Usi: i semi allo stato fresco sono usati come quelli del pisello o in sua vece, o possono essere consumati crudi. I semi secchi possono essere utilizzati in una pluralità di modi: come tali, come cotiledoni decorticati, come farina, dopo averli decorticati, per preparare piatti diversi, germinati per curare le deficienze vitaminiche, poiché il contenuto di Vitamina C è il doppio che nei semi dormienti. Eccetto che per metionina e triptofano il cece rappresenta un’ ottima fonte di aminoacidi la cui efficacia sembri aumenti con l’aggiunta di sali minerali e vitamine
Caratteri Botanici e Biologia: il cece appartiene alla famiglia delle Leguminose (o Papilionaceae). È una pianta erbacea annuale con portamento di tipo semi-eretto, qualche volta eretto o prostrato. Presenta steli dritti o flessuosi, angolosi, lunghi da 20 a 25 cm.
Esigenze ed adattamento ambientale: il ciclo biologico può durare da 4 a 6 mesi a seconda dell’epoca di semina
Coltivazione: è una coltura da rinnovo, miglioratrice in quanto leguminosa, quindi capace di fissare l’azoto atmosferico. Risulta una coltura che non sopporta il ritorno ravvicinato (non meno di 3 anni, altrimenti si corre il rischio della diffusione di malattie fungine e di orobanche). Bisogna preparare, ad agosto-settembre, il terreno con una aratura medio-profonda (25-35 cm).